E’ pur vero che gran parte di noi, medici e infermieri che hanno passato buona parte della vita in sala operatoria, è abituata al rischio di potenziali contaminazioni e si sente meno normale senza mascherina che con, ma l’epidemia che ci sta minacciando in modo pressante e infido ci costringe a considerazioni importanti.

Ogni cittadino oggi è esposto ad un serio rischio di contagio e, pur se tutelato dalla mascherina e confortato dall’isolamento domiciliare, stenta ad entrare nell’atteggiamento mentale del fatalismo che caratterizza gli operatori sanitari.

Il primo messaggio che vorrei giungesse a quanti vivono con apprensione il momento sanitario attuale è che ci si può ammalare, ma si può sicuramente guarire.

Non bisogna peccare quindi di leggerezza per quanto concerne la propria tutela, ma bisogna essere pronti a lottare psicologicamente e fisicamente qualora ci toccasse il contagio. Ogni nostro gesto in casa e fuori, se ci si muovesse di necessità, deveesserecalibrato e controllato come se noi fossimo infetti e dovessimo evitare di diffondere ad altri il contagio.

Maschera e guanti per toccare tutto quanto potesse essere di uso comune, dalle maniglie delle porte alle pese dei market. Distanza di sicurezza in coda e per strada. Lavarsi sempre al rientro in casa, possibilmente cambiarsi tenendo gli indumenti lontani dai familiariper almeno un’ora.

Vivere casa e famiglia con serenità riscoprendo rapporti e momenti per i quali avevamo perso la quotidianità.
AIDOP non si occupa di infezioni polmonari e di insufficienza respiratoria, ma anche per le disfunzioni di sua competenza non trascura mai i principi fondamentali della prevenzione che sono essenzialmente l’individuazione della popolazione a rischio ed il suo allontanamento nonché la tutela di tutti dalle cause della patologia.

Faremo tesoro di questa evenienza che ci ha destabilizzati perché riscopriremo valori umani, familiari, sociali, economici e politici e li guarderemo con occhi diversi.

Nei giorni che passeremo a casa faremo repulisti nelle cantine, nei box e negli armadi preparando per la discarica tanta zavorra inutile e dimenticata. Dovremmo fare la stessa cosa per le zavorre interiori, per il carico di effimero e velleitario che negli anni ci ha distolti dalla vera essenza della vita. Dalla sopravvivenza come bene fondamentale, dopo il quale soldi, vestiti, macchine, case vacanze sono solo un’aureola che svanisce al cospetto della necessità.

E’ di fronte alle potenzialità incognite della natura che ci riscopriamo umani e soprattutto riscopriamo la globalità dell’umanità e ci sentiamo sotto un’unica bandiera.

Un affettuoso saluto a tutti.
    Carlo Bargiggia