Credo sia veramente arrivato il momento di cambiare strategia.
Ne ero peraltro già convinto da tempo, ma comprendevo, pur non condividendolo, l'atteggiamento di quanti, impegnati nell'informazione mediatica, cavalcano la sadica velleità di dover necessariamente impattare in modo emozionante l'utenza. Il risultato è che, riportare che "Ci sono i primi cenni di flessione del contagio", " Al sud sembra che la diffusione del virus sia stata contenuta dalle restrizioni adottate", affermazioni ahimè condivise, quando non anticipate da amministratori e politici senza un minimo di competenza sanitaria, ha indotto romani, napoletani, catanesi e palermitani, ma anche genovesi e...., a riprendere il largo nei mercati rionali e nelle vie della spesa quotidiana.
Risultato: "ce la faremo, sicuro, ad arrivare a ventimila morti, a piangere sulle nostre miserie per la mancanza di lavoro e per la fine della socialità. L'unico vantaggio , se lo stato davvero monetizzasse tutte le infrazioni e le inosservanze con importi adeguati, potrebbe davvero tesorizzare cifre da destinare ai sussidi per quanti lo meritassero (escludendo ovviamente e tassativamente i trasgressori!). Ha ragione Putin, l'Italia parla troppo.
Basta dati quotidiani come se stessimo seguendo i mondiali di calcio, basta numeri, basta report sugli ospedali. Siamo in emergenza.
Stiamo in casa e, periodicamente verremo aggiornati sull'andamento della situazione, ma senza una cronaca ora per ora, che è macabra, avvilente e confusionaria. Si pavoneggiano le croniste, le speaker dei TG, gli "esperti" interpellati con criterio "non so più chi scegliere" e che toppano clamorosamente nelle previsioni. Tutti danno qua e la' una pennellata di vernice agli eroi della sanità, ma in fondo "i medici stanno solo facendo il loro dovere!"
Quel che conta è l'impatto dei numeri! Stiamo a casa.
Preveniamo il contagio che continua ad avere grosse incognite per la modalità di diffusione, per il passaggio nell'aria, per le distanze da tenere e.... In casa le mascherine non servono e rimangono a disposizione di quanti non ne possono fare a meno, in corsia, nei reparti intensivi, sulle ambulanze. Quando il fiume è in piena fare argini con un badile non serve a nulla. Meglio allontanarsi il più possibile dall'alveo e lasciare che la piena decresca.
La nostra Associazione AIDOP, non entra nel merito di una virosi e non vuole esprimere considerazioni scientifiche sull'attuale contagio. Il nostro impegno socio sanitario però ci stimola alla raccomandazione della prevenzione per la tutela del bene più grande che noi abbiamo, la nostra salute e la nostra vita. Nostra e di chi ci vive appresso.
Ci sentiamo vicino a Papa Francesco, che con la mano sul cuore vede la situazione non limitatamente allo stivale che amiamo, ma nella globalità di una umanità che rischia di lasciare sul campo un numero di morti da conflitto bellico.
L'estremo opposto alla nostra iperinformazione è la sprovvedutezza e l'ignoranza dei principi di tutela della salute che le popolazioni dei paesi poveri e poco evoluti pagano con una evoluzione tragica di questa pandemia. In casa dovremmo anche trovare un momento per una preghiera, cristiana, islamica, buddista o quant'altro sia come estrazione religiosa, ma rivolta a chi ci potesse aiutare a conservare salute e ritrovare serenità.
Un caro saluto a tutti.
Carlo Bargiggia